Molti pensano che il nome Villadose derivi da “villa” del “doge” o del “duca” ma non tengono conto che il paese è attraversato dall’Adigetto un tempo ramo principale dell’Adige che dalla rotta del 589 d.C. aveva investito il vecchio alveo del Tartaro, fiume del Polesine.
Nella parlata della bassa veneta l’”Ose” è l’Adige o meglio l’Adese.
Ne deriva che Villadose è la “Villa dell’Adige”.
Verso Cavarzere vi è anche l’Osellin indicando una deviazione del fiume ed oltre, verso Loreo, vi è il Tartaro Osellin, riassumendo in due parole tutta la storia idraulica polesana degli ultimi 1500 anni.
E ciò anche se i soliti dotti emanuensi medievali trascrivono nel 1309 su un documento il nome “Villa duccis”.
“E’ un po’ come oggi si definisce nella lingua veneta <parlare in ciccara> quel modo costruito e sciocco di voler a tutti i costi italianizzare termini e frasi di origine dialettale”.
La chiesa di Villadose era un capitello dedicato a San Leonardo (che santo è e chi lo conosce?) sotto la Parrocchia di Buso dove la chiesa è dedicata a San Marco.
Tra l’altro Buso nei documenti era ancora nel Medioevo chiamato “Bixio” o “Bisio” ed era una località ben conosciuta più antica della città di Rovigo.
La centuriazione che oggi chiamiamo di Villadose, quella particolare sistemazione delle terre operata dai Romani, aveva come riferimento del “Decumano massimo” il centro della vecchia chiesa di Buso a base ottagonale.
Tale edificio era sorto, a detta degli esperti, sul tempio romano di Minerva del I secolo d.C.; ma di ciò vi sarà spazio fra …qualche parola perché anche Buso-Bixio-Busio o Buxtum è una parola scritta dall’acqua.
Nelle campagne intorno a Villadose sono stati portati alla luce innumerevoli reperti archeologici del periodo “Imperiale” di Roma, ed anche qualcuno relativo ad insediamenti Etruschi.
È quasi incredibile la facilità con la quale, mediante foto aeree, si riesce ad identificare il reticolo della “Centuriazione”.
Gli storici raccontano che Roma ai veterani di guerra, dopo vent’anni di battaglie in giro per il mondo, donava un appezzamento di terra come “buonauscita” riconoscenti del servizio prestato.
Ma c’è un’altra storia da raccontare su Villadose
I Romani da conquistatori del mondo antico non sempre avevano sotto controllo le terre sottomesse e dovevano faticare non poco a mantenere l’ordine e la legge.
I Veneti poi erano i più irriducibili, avevano creato problemi a quasi tutti i conquistatori dai Siracusani agli Etruschi e poi ai Romani: le campagne militari di Silla lo dimostrano.
Ecco l’invenzione per meglio presidiare il territorio: la Centuriazione!
E sì, sistemando le campagne intorno alle città e mettendoci soldati, ancorchè in “pensione”, a presidiarle, riuscivano ad assediare di fatto i centri più turbolenti.
Tra questi Padua, seconda città dell’Impero per dimensione e popolazione, costituiva un grosso problema abbastanza vicino a casa per Roma.
Nella pianura veneta le centuriazioni sono molto diffuse ed hanno costituito per anni al contempo un baluardo militare una sistemazione agraria e una valida regimazione idraulica.
Non è un caso che il declino di molti centri e le rotte di canali e fiumi coincidano con il degrado del territorio a seguito delle invasioni barbariche e soprattutto con il governo dei Longobardi.
E poi…, poi Villadose divenne un centro rurale di una qualche importanza, dove le terre circostanti furono bonificate da nobili veneziani quali Tron, Patella, Salvagnini, Dolfin, Cecchetto ed altri.
Oggi chi visita Villadose trova un piccolo centro ben sistemato con alcuni ponti ad arco ben costruiti e quello più antico ben restaurato.
L’alveo dell’Adigetto è stato completamente ridisegnato a fine anni ’90 con una sezione idraulica ad “U” e sponde rivestite con formelle in cemento armato atte a far crescere l’erba.
La piazza centrale si appoggia su di una vecchia barchessa, anch’essa ben restaurata, alla quale fanno da ala altre due nuove costruzioni che richiamano con i loro archi la vecchia struttura.
Inglobato nell’abitato, semi sconosciuto, vi è l’impianto di finissaggio della depurazione che utilizza una serie di tecniche sperimentali, ma ben studiate dall’Università di Venezia, in modo da rendere utilizzabile ai fini irrigui l’acqua che esce dal depuratore cittadino.
E adesso…
Adesso vi è il solito problema! Dove si mangia?
Non potendo utilizzare “Schiesari” che organizza degli eccellenti pranzi in giro per il Polesine con il sistema del “catering”, proporrei di fermarci alla “Rondinella”, mi dicono che è un buon posto.
Alla prossima.
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