Il termine Bissara deriva dal dialetto “bissa” (biscia), per cui si tratta di un luogo pieno di animali acquatici quali appunto le biscie.

La località sorge (bel termine ma non molto appropriato) a poca distanza dal Po vicino a Papozze in un’area scarsamente servita dalle acque ma anche di difficile drenaggio.

Durante le piene del fiume, fino agli anni ’90 quando fu sistemata la doppia ansa di Corbola, si verificavano numerosi fontanazzi e comunque i fossi in fregio agli imponenti argini sono sempre pieni d’acqua per le copiose infiltrazioni verso campagna che tendono (meglio, tendevano) a minare la stabilità dei rilevati.

 

Lungo el Po grande, là distante
Vita l’è poca, tanta fumara
Se move ‘na galina ruspante
Un can core sula neta giara

El vecio col pesante tabaro
Verze tanti picoli ricordi
Vardando intorno al masaro
Da dove i vien chi tonfi sordi?

Sì l’è che la machina più vecia
E chi che passa tende la recia
Non serve gnanca tore la secia

Semo soto aqua benedeto
L’è tuto pien anca el scoleto
Vegnaria voja de ‘ndar in leto

 

Ma se è tutto allagato cosa va a fare in letto?

Il poeta non lo dice, anche se il modo di dire “ma va in leto” è un sistema soft per “mandare a quel paese” la gente.

Poche case, poca gente, ma c’è un posto dove andare a mangiare a Bissara?

Sì in piazza Papozze al “Teatro” e non è niente male, sempre con cucina tradizionale veneta.

Alla prossima