E’ interessante che in una terra, dove ogni cinquanta metri c’è un canale, abbiano chiamato un paese con il nome di “Canale”.
Dov’è il posto?
Alle porte di Rovigo e ricade nel territorio di tre comuni: Rovigo, Ceregnano e Villadose.
Quale è il canale?
Ma l’Adigetto, naturalmente.
Il nucleo più consistente è sotto Ceregnano.
Oggi, al posto del ponte ad arco in muratura rifatto più volte vi è una “tombinatura” in cemento armato realizzata negli anni settanta quando, per una moda strana, tutti disprezzavano i canali tanto da volerli eliminare, salvo poi ricredersi alla prova dei fatti quando qualche pioggia più consistente causava allagamenti diffusi.
O peggio, quando in estate la siccità si mangiava il raccolto e non vi era il canale per irrigare.
Mah, valla a capire la gente!
Comunque a Canale il “Canaletto” (Adigetto) è stato nei secoli fonte di ricchezza, in quanto alle porte di Rovigo si poteva godere di un certo commercio alimentato dalle barche che percorrevano il “Naviglio”.
Il ponte poi, era assai importante perché faceva parte di una strada (per la verità un traversagno) che dall’Adige a San Martino, giungeva fino alla Palà e di là a Gavello e poi ai paesi rivieraschi del Po.
La chiesa è dedicata a San Biagio.
E’ interessante il culto di San Biagio.
Intanto era Armeno, Vescovo, e fu ucciso dai romani nel 316 dopo l’editto di Costantino, e già una stranezza.
Poi la leggenda narra di una guarigione di un bimbo che si stava soffocando con una lisca di pesce (in Armenia?) mentre il Santo stava per essere portato al patibolo. (altra singolarità).
Ogni 3 di febbraio ci sono i festeggiamenti e le cerimonie religiose vedono i vari preti incrociare due candele sulla gola dei malati e anche dei sani per proteggere appunto la gola (e per “proprietà transitiva” è diventato il patrono degli Ottorinolaringoiatri).
Nelle sagre paesane in alcuni luoghi si benediscono le pagnotte in altri le arance, perché è anche patrono di alcuni settori agricoli.
Infine essendo la festa il 3 di febbraio si associa la data alla fine del freddo intenso dell’inverno (i giorni della merla sono a fine gennaio) e nelle credenze popolari assume varie sfumature, quando in alcune zone venete si dice che era il terzo ed ultimo dei tre “barbun” dell’inverno (gli altri erano San Antonio Abate il 17 gennaio e San Paolo la cui conversione viene ricordata il 25 di gennaio), in altre zone lombarde si richiama al posto di San Paolo, San Sebastiano e così via.
Ma rimane il mistero di un culto così diffuso di un Santo così lontano, storie che si perdono nel Medioevo e nelle tradizioni popolari spesso facilmente “orientabili” quando si parla di mali e pestilenze (…liberaci dal male, amen).
Ma dove andiamo adesso?
Siccome Canale fa rima con “Nadale” una trattoria della parte sotto Rovigo del paese, perché non approfittarne?
Alla prossima.
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