“Lezzo” in Italiano equivale a cattivo odore, di acqua ferma; in dialetto la “leza” è la melma, il deposito limoso.
Siamo in un luogo dove l’acqua di certo non scorre, ne’ mai ha defluito verso il mare.
Leze è una località tra Pettorazza e Cavarzere, del tutto insignificante, ma che ha visto in passato notevoli trasformazioni del territorio.
Bisogna risalire al Medioevo, quando l’Adige (l’Adese, o l’Ose) dopo la rotta della Cucca nel 589 d. C., per alcuni secoli si riversò in corsi d’acqua già esistenti.
La situazione doveva essere più o meno così:
a Badia Polesine l’Adige si divideva nell’”Adige Veclo” (l’attuale Adigetto) e nella “Fossa Chirola” (l’attuale corso dell’Adige).
I due rami si riunificavano a Leze (al nome è stato aggiunto anche S.Giovanni, forse perché si trattava di acqua e qualcuno da “battezzare” si sarebbe trovato) di fatto creando un’isola di quasi 200 Kmq che erano i ritratti di Santa Giustina e Bresega.
In tal modo le acque dell’isola, che scolavano verso est, sfociavano nelle paludi in zone che oggi ancora si chiamano Bagnara o Triboi.
Fu solo con Nicolò Sabbadino sotto il Provveditore Barbarigo che incominciò la lunga storia delle “Botti Barbarighe” più volte crollate e ricostruite, con lo scopo di scaricare le acque verso il Cavarzerano.
Ma questa è un’altra storia…
E adesso…
Adesso a ‘ndemo a Cavarzere par de là de Adese e Gurzon, a “Villa Momi’s”, un bel locale con tanto de piscina.
Qualche anno fa el titolare el gera in un locale de Boscochiaro.
Adesso el fa le robe in grande, bela cusina, piati boni e curà; bravi!
Alla prossima.
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