La prima tappa di cui vi voglio raccontare, dopo il rientro da un’esperienza significativa mentalmente, fisicamente e sopratutto tecnicamente parlando, è Masada:
In Israele, a pochi chilometri dall’oasi di EIN GEDI, vicino al Mar Morto, c’è Masada, uno dei siti archeologici più sorprendenti del Medio Oriente.
Sopra una roccia, completamente isolata dalla piana circostante, vi sono i resti dell’ultimo baluardo dove gli ebrei nel 70 D.C. si erano arroccati per fuggire alla conquista dei romani.
Nei due anni di assedio, 300 irriducibili hanno tenuto in scacco la legione romana; grazie a un sistema di cunicoli e pozzi che consentivano l’approvvigionamento idrico, riuscirono a sopravvivere, infatti sulla rocca potevano coltivare e allevare animali.
Alla fine gli ebrei hanno dovuto cedere alla conquista dei romani solo per la costruzione, da parte di questi ultimi, di un terrapieno che ha consentito l’entrata dei soldati nelle mura.
Gli irriducibili piuttosto che cadere nelle mani dei nemici, si sono tutti suicidati.
La creazione di un tale ingegnoso sistema idrico è ancor oggi possibile, ciò è dato dal fatto che le montagne di Giudea sono molto più alte delle rocce lungo il Mar Morto, tra cui Masada; quest’ultima è al di sotto del livello del medio mare, così le acque che si infiltrano più a ovest possono essere raccolte e utilizzate quando arrivano verso questa depressione
Si può ancora oggi apprezzare l’insieme di cisterne e cunicoli attorno alla Rocca di Masada.
Curiosità: Le località che hanno come prefisso EIN sono in qualche modo legate all’acqua.
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